La Vestizione
Martedì di Carnevale
Le varie fasi che precedono il torneo, cosi complesse e via via cosi marcate dai momenti rituali emozionanti, indicano una consapevolezza popolare generale che ha lo scopo di incoraggiare l'uomo comune, l'uomo prescelto a battersi in un duello simbolico e sacrale, ma sempre pericoloso e pieno di incognite. Ed il suo è un gesto di sacrificio che ha inizio proprio quando indossa la maschera e sfuma il suo autentico volto di uomo comune, e la sua gente ne perde momentaneamente anche il ricordo: è un rito di vestizione, ma soprattutto di purificazione nel più sacrale e commovente silenzio interrotto dal poderoso rullare dei tamburi che fanno fremere gli astanti, preannunziando il momento in cui l'uomo assume sembianze irreali ed il suo sguardo diventa d'incanto tenebroso, profondo e lontano, come comandato da un misterioso richiamo divino, con la sua straordinaria forza magica apotropaica di penetrare nelle tenebre del mistero per scacciare dal contado gli spiriti del male. E in questo supremo compito il Componedor è assistito dai suoi aiutanti: coraggiosi, baldi e intransigenti, in groppa a cavalli dalle gualdrappe variopinte, poi seguono i drappelli e tutto l'esercito di cavalieri, fedeli alla consegna, che vanno verso l'incognito. Ecco perché questa maschera in un certo senso è di Tharros. Essa è sacra e ressuna mano può sfiorarla, se non quella delle fanciulle che sovraintendono sull'altare al rito purificatore, proprio come le piccole Kore dell'acropoli di Tharros, ma anche come quelle degli altari di Pergamo, di Olimpia, di Delfi, di Atene e di Locri. E questa maschera diventa armatura nel momento in cui cela il volto del guerriero: cosi saldata, fissata ai turbanti per aderire al volto diventa elemento di sofferenza fisica e quindi di sacrificio per il sacerdote-guerriero che si trasforma: ora non ha più un volto comune, è un personaggio silenzioso, muto, e si esprime in un linguaggio di gesti misurati e pacati, solenni e religiosi. (Giorgio Farris, op.cit.) |
Su Componidori indossa la candida camicia di lino
I nastri sono rosa e celeste, colori del S.Patrono
"su coiettu" in pelle con fermagli in argento
Su Majorale ed il capocorsa brindano quale augurio di buona riuscita
La maschera sublima l'essere terreno in divinità
Il velo femmineo accresce il mistero della figura
Il cilindro è l'elemento maschile
La camelia è il suggello finale del rito
La cavalcatura è docile, quasi conscia della sacralità del momento
L'uscita dalla casa del majorale , reclinato sul cavallo, un importante simbolismo
Il tuo posto in prima fila alla Sartiglia con:
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